Che forse sei solo un ladro adessoPerché se vuoi essere sinceroForse hai rubato più di quanto hai concessoPerché quel bimbo al suo silenzio restaE tu te ne vai portando via un successo.Fummo però onesti e fummo senza sostadi sabato e la domenica si lavoravaNon c'era sera, pausa, non c'era festaChe di Natale, se non nevicava,C'era pure alla fiat da andareAd animare, chi se lo aspettava,I figli di chi a lavorareAndava in quel buso di acciaio e di cementoPreparando la sera per desinareLo stesso futuro lo stesso tormentoa quei figli che con noi giocavano.Ma via non è forse il momentodi ricordare, di mormorare invanodi quel tempo bello, sano e fortecome sempre ritorna da lontanoil passato di chi ha per sorteil cambiare, il mutare e il rinnovarsiche è delle cose che non morteamano alla vita ridestarsi.C'era un cinema, un teatro, la libreriaUn via vai di gente un mescolarsiUna sede ad Oreno (mamma mia!)Per fortuna l'ASL ancora assenteChe a ricordare i locali in quella via!La 626? L'igiene? Inesistente.Ci spostammo quando potemmo a VimercateEra ora per il salto tra la genteNella metropoli, tra le strade illuminateCi inventammo i capodanno allo Sbaragliodi ragazzi le masse incanalatetra un rutto, un sospiro e uno sbadiglioa far mattina, a far finta di nientese qualcuno beveva troppo e poi per sbagliomagari mi rompeva un dentenon fingo, lo giuro, è successo,ma era bello anche quel fetenteche m'ha tirato un pugno per eccessosi era grandi, si odiavano i destinisi amava comunque, sempre, lo stesso,figli di Rodari e di Pasolini.Poi venne il momento di andare viaCome accade nelle storie dei bambiniSi cresce e pur con una santa nostalgiaÈ il momento di lasciare quel che è statoIn cerca di una nuova poesiaUn nuovo modo di vivere il passato.